A proposito di ritratti: cercate “quello” sguardo

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Torno a parlare di ritratti, un tipo di fotografia – che avrete capito, ormai – adoro.

Il consiglio che mi sento di darvi in questo post è: cercate “quello” sguardo.
Cosa significa? Significa aspettare, molte volte e non fare che il nostro soggetto si nasconda dietro il solito sorriso, a metà tra l’anonimo e lo stucchevole.

La cosa che mi sento ripetere con maggior frequenza quando fotografo le persone – e badate bene, ho scritto “persone” e non “gente” – è che il soggetto non si sente molto a suo agio davanti all’obiettivo.

E’ normale, capita spesso anche a me.
E allora, per vincere l’ansia e il disagio, cosa fa il nostro soggetto? Si esibisce in uno stitico sorriso e spera di nascondercisi dietro.
NON ACCONTENTATEVI!
Quel sorriso è soltanto una maschera, ANDATE OLTRE! Perché quel sorriso di solito è soltanto una difesa alzata per fare fronte alla vostra macchina fotografica.
ASPETTATE!  Aspettate e attendete che il nostro soggetto abbassi le difese.
Può succedere soltanto per due ragioni: che cominci a sentirsi a suo agio o che cominci a stancarsi.
Non domandatevi qual’è la ragione e cominciate a raccogliere gli scatti migliori.

Molto spesso, nei miei ritratti, sono le espressioni serie, accigliate, annoiate, e arrabbiate a dare emozioni maggiori.

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Questo non significa che un soggetto ritratto che sorride sia per forza banale, ma non fate che sia soltanto “quel” sorriso a reggere la forza dello scatto.

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Una posa non scontata aiuta a perdonare anche un sorriso

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