I maestri della fotografia: Pietro Donzelli

La tecnica la imparano anche i muli. Non ricordo nemmeno quante volte questa frase me la sia sentita ripetere da Pietro Donzelli, che per me, per lungo tempo era semplicemente Pietro.

Non sapevo chi fosse quell’omone introverso e burbero che si era preso la briga di insegnarmi a fotografare, io ero piccolo e lui era gigantesco, in tutti i sensi, in senso fisico ed in senso lato.

Il talento attraverso semplicita’ e schiettezza

Classe 1915, nato a Montecarlo, ma milanese d’adozione, Pietro Donzelli rappresenta uno dei nomi più significativi della fotografia italiana dell’immediato dopoguerra, per talento documentaristico e capacità espressiva.

I suoi reportage sull’esondazione del Po e sulle popolazioni del delta del fiume, uniti a quelli dedicate alle condizioni dei minatori di carbone della regione del Sulcis sono diventati un patrimonio della fotografica italiana neo-realistica dal valore incommensurabile – per dirla con una forma retorica, Donzelli sta alla fotografia italiana, come Rossellini sta al cinema italiano.

Acuto osservatore della natura umana, Pietro Donzelli ha fatto della semplicità un potente strumento per descrivere quello che il suo occhio e la sua mente coglievano.

Inquadrature asciutte, composte con cura, ma mai accademiche, ma scontate, sorreggono con grande maestria tutti i suoi lavori, rendendoli parte di un corpus eterogeneo che lo accompagnerà per tutta la vita, in un progetto creativo e filosofico più grande di un semplice insieme di scatti fotografici.

Pietro Donzelli
@ Pietro Donzelli – “Giorno di festa”

La fotografia, tra arte e documento

Pietro Donzelli, come altri suoi contemporanei, si trovò a lungo impegnato nel complicato ed oneroso percorso creativo e dialettico che cercava di portare la fotografia italiana da mero strumento documentaristico della realtà ad arte.

Più di ogni altro fotografo italiano del suo tempo, Donzelli affrontò con schiettezza e coraggio la complessa diatriba tra verità soggettiva e valore artistico dell’opera fotografica in sé.
A partire dalla fine degli Anni Quaranta, Donzelli instaurò proficue e continue relazioni con fotografi e circoli di fotografia internazionali e, inaspettatamente, diventò un riferimento per il neonato movimento legato alla fotografia neo-realistica italiana.

Negli anni tra le due guerre e fino all’immediato dopoguerra, la giovane fotografia italiana veniva giudicata ancora acerba dal punto di vista artistico, soprattutto perché l’Italia, universalmente considerata la culla delle belle arti, faticava lei stessa ad accettare la tecnologia come strumento fare arte. Il dibattito che ne scaturì fu tipicamente italiano e squisitamente campanilistico, da un canto i sostenitori della fotografia quale forma d’arte e dall’altro i suoi detrattrori.

In questo scenario di fazioni contrapposte, Pietro Donzelli diede vita alla sua Unione Fotografica.

Donzelli e l’Unione Fotografica

Il 1950 rappresentò l’anno dello strappo con il prestigioso Circolo Fotografico Milanese, del quale Donzelli fino ad allora era stato un esponente di punta, con i propri lavori esposti a New York e Kobe. In contrasto con la linea ufficiale del CFM, Pietro Donzelli diede vita all’Unione Fotografica, attraverso la quale sostenne a gran voce la sua visione di fotografia in quanto espressione artistica e non solo documento.

Come commentò Roberto Rossellini a proposito del suo cinema, anche Pietro Donzelli fu un fervente sostenitore del fatto che la fotografia (realista o neo-realista) non fosse altro che una forma artistica della verità.

Giuseppe Turroni,  “uno dei più importanti fotografi italiani, uno dei primi ad aver approfondito il sentimento del realismo”.

 

Donzelli: composizione e controllo

Per sbarcare il lunario, il giovane Donzelli si fece assumere come disegnatore tecnico in Sirti, una società italiana che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale si occupava della posa dei cavi telefonici in Italia, e fu questa mansione ad influire in maniera stigmatica sull’approccio rigoroso che pervase tutto il suo modo di fotografare.

E’ quasi impossibile non cogliere una regola non scritta che sottende la grande maggioranza  dei suoi scatti: il fotografo deve avere un controllo consapevole degli elementi della scena, attraverso un intento chiaro e una composizione curata.

Ed è proprio nei reportage dedicati alle genti del Polesine che Pietro Donzelli fa esplicito l’uso dello spazio negativo, delle linee di forza e delle cornici per fissare le sue storie e dimostrare il significato artistico della fotografia

I grandi spazi vuoti del delta del Po, le geometrie rigorose della campagna del Polesine, le campiture ripetitive delle colture sono gli elementi compositivi che Pietro Donzelli privilegia per raccontare la vita rurale, venata di malinconica, proprio come la sua vita.

Donzelli, infatti, visse una vita schiva e tranquilla, scandita da tempi semplici e ripetitivi, come appunto l’impiego presso la grande azienda – che poi lo promuoverà a direttore del suo archivio fotografico. Le luci della ribalta internazionale non facevano per lo schivo Donzelli, tanto introverso, quanto acuto.

Trattoria a Pozzuoli - Pietro Donzelli
Pietro Donzelli – “Trattoria a Pozzuoli”

Il poeta che usava la fotografia

Pietro Donzelli scelse di raccontare la vita dell’Italia rurale del dopoguerra, scoprendosi interprete sincero. Convinto del valore artistico della fotografia e che questo valore non fosse semplicisticamente formale, ma al tempo stesso strumento di denuncia e di documento, Pietro Donzelli usò la fotografia come un poeta la poesia.

Pietro Donzelli
“Pietro” in Val Gardena con altri amici di famiglia – scatto preso dai miei primi tentativi da “fotografo”

“Se la te diss nagot, fala minga”

Se non ti dice nulla, non la fare. Questo è il significato di una delle espressioni – rigorosamente in milanese – che Pietro mi ripeteva di continuo – assieme a “la tecnica la imparano anche i muli”.
Poche parole per fissare un concetto fondamentale: la fotografia racconta storie ed è proprio attraverso la capacità di raccontare storie per immagini che il fotografo realizza un processo artistico creativo, intimo e personale.

Secondo Donzelli, la fotografia è un’arte, purché sia fondata su una ragione o su un’emozione e prodotta attraverso una regia.

Chi fosse interessato a conoscere i lavori di Pietro Donzelli può cliccare qui

Terra Senza Ombra
“Terra senz’ombra” – Il delta del Po negli Anni Cinquanta Pietro Donzelli – Silvana Editoriale – 208 pgg. – edizione in brossura – bianco e nero € 34,00
“Pietro Donzelli”
Edizioni Contrasto – Brossura – 220 pgg.
€ 20,76

 

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