Le ginocchia del fotografo

I fotografi non hanno le ginocchia.

Naturalmente si tratta di un boutade, ma così sembrerebbe dando un’occhiata alle centinaia di immagini che ci passano quotidianamente davanti agli occhi.

Forse, in realtà, anche i fotografi hanno le ginocchia, semplicemente non le usano e scattano la stragrande maggioranza delle loro foto con le gambe dritte come pali e la macchina fotografica orizzontale.

L'uomo dell'acqua - Marrakech
© Walter Meregalli – L’uomo dell’acqua. Abbassandomi ho dato tutta l’importanza che volevo al soggetto

C’e’ vita oltre l’inquadratura ad altezza occhi

Non soltanto c’è vita, ma c’è tutto un universo di possibilità creative, capace di rendere i nostri scatti più incisivi, più interessanti e meno scontati.

Basterebbe soltanto ricordarsi di piegare le ginocchia, quelle sconosciute (!), anche soltanto un accenno di flessione, tanto per cominciare, e ci accorgeremmo immediatamente come la nostra inquadratura cambia e con lei anche il nostro modo di fotografare, che ne beneficerebbe.

Pigrizia, abitudine, i nemici da combattere.

Credetemi, quasi sempre il motivo per il quale non ci pieghiamo ed insistiamo a scattare ad altezza occhi, ben saldi sulle gambe dritte, è più mentale che altro.

Pigrizia, abitudine o anche fretta. Ecco cosa dobbiamo imparare a combattere per compiere quel movimento del bacino verso il basso (finalmente) ed aprirci ad inquadrature meno scontate.

Piegarsi fa bene al nostro modo di fotografare

Personalmente credo di scattare si è no il 2% delle mie foto da posizione eretta, il resto dei miei scatti nasce con le gambe più o meno piegate e me ne sono reso conto ancora di più ora, mentre ero alla ricerca di qualche immagine da mettere a corredo del post: faticavo a trovarne qualcuna che fosse scattata da un punto di ripresa eretto.

Non mi accorgo nemmeno più di farlo, lo faccio e basta. Vedo una scena ed automaticamente mi piego per inquadrare e, quasi sempre, torno a gambe diritte soltanto per trovare un’inquadratura alternativa.

Direte, “ognuno fa come gli viene più naturale”. Nulla da obiettare, ma troppo spesso, partendo a scattare da posizione eretta, finiamo con l’accontentarci della prima inquadratura, precludendoci possibili alternative.

Piegandoci, invece, è come se ci rendessimo immediatamente conto che le possibilità si moltiplicano, ad ogni centimetro, o quasi, verso il basso.

Possiamo scegliere, ad esempio, semplicemente di scendere di una decina di centimetri oppure arrivare ad inginocchiarci o addirittura acquattarci.

In quel breve tragitto che facciamo compiere al nostro bacino si nascondono innumerevoli punti di ripresa, differenziati da altrettanti innumerevoli angoli di ripresa.

Vi pare robetta di poco conto!? A me no.

monaco
© Walter Meregalli – Monaco addormentato
abbassando il punto di ripreso ha esaltato il profilo del soggetto e stabilito una relazione più intima

Quando piegare le ginocchia dovrebbe essere quasi obbligatorio

Chi mi conosce sa che sono un cultore della massima libertà di interpretazione delle regole, ma l’esperienza mi ha insegnato che ci sono mondi che più di altri chiamano un punto di ripresa più basso del normale.

Quando fotografiamo i bambini, ad esempio.

A meno che di non essere alle prese con uno scatto molto particolare, quando fotografiamo i bambini, abbassare il nostro punto di ripresa ci aiuta molto, è come se, in qualche modo, ci portasse in una dimensione più vicina alla loro, meno distante, rendendo così i nostri scatti più intimi, più complici.

Questo vale anche quando siamo alle prese con animali domestici, come ad esempio i cani o i gatti.

Proviamo a metterci nell’ordine di idee di rendere obbligatorio il fatto di piegare le ginocchia, quando i soggetti sono bambini o animali domestici e che potremo risalire alla nostra normale postura eretta soltanto dopo un paio di scatti.

Ve lo posso garantire, otterrete scatti più interessanti.

© Walter Meregalli – Il ciuccio arancione – Abbassarsi alla loro altezza è la prima cosa da fare per entrare nel mondo dei piccoli

Concludendo…

Immagino che molti di voi sorrideranno, leggendo questo articolo.
Sì, è vero, non si tratta di un argomento tecnico o di qualche trucco mirabolante. Si tratta di un semplicissimo consiglio che nasce dall’esperienza e dall’aver modo di osservare molti di noi all’opera, rendendosi conto che purtroppo sono davvero pochi quelli che fanno lo sforzo – tutto mentale – di abbassarsi.

Credetemi, qualche volta il balzo in avanti si nasconde nei piccoli gesti, nelle abitudini meno eclatanti.

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2 risposte a "Le ginocchia del fotografo"

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