Ci sono due ambiti professionali della fotografia che sono il regno incontrastato di Photoshop: la fotografia di prodotto e la fotografia di bellezza.
In questi due campi, è quasi impossibile non finalizzare le proprie immagini attraverso Photoshop, soprattutto perché il livello di perfezione finale richiesto è altissimo e quasi mai lo si riesce ad ottenere direttamente in macchina.
Questo però non significa che non ci si possa provare ed è quello che ho fatto con questo nuovo cliente, un brand di cosmetica di alta fascia, che ha recentemente affiancato alle linea donna, due prodotti pensati per il mondo maschile.
Forse, col senno di poi, è stato un azzardo quello di cercare di ottenere il risultato pressoché finale già in macchina, ma, come si dicevano i latini qui audet vincet, chi osa, vince.
Ho osato… speriamo di vincere, ora.
Fotografia di prodotto e still life.
Spesso la fotografia di prodotto viene confusa con lo still life.
Pur avendo entrambe soggetti inamimati (dunque still life, ovvero nature morte), tra le tipologie di fotografia c’è una sottile, ma fondamentale differenza.
Lo still life risponde più alla creatività del fotografo, mentre la fotografia di prodotto è più legata a necessità di marketing e commerciali, come ad esempio, mostrare chiaramente il nome del prodotto o il brand.
Ci sono prodotti che consentono una certa sovrapposizione allo still life, consentendo di utilizzare linguaggi fotografici più creativi, luci meno scontate e inquadrature più suggestive.
A complicare le cose ci si sono messi poi i social network, Instagram in primis, con la loro bulimia di immagini, spingendo a volte la fotografia di prodotto verso ambiti meno formali e più creativi.
Non è tutto oro ciò che luccica, perché la grande fame di immagini dei social network impone tempi serratissimi, che, troppo spesso, significano qualità discutibile e un alto tasso di ripetitività.
Volendo essere tranchant, sembra che basti montare un fondale cipria per ottenere una buona immagine da usare su Instagram e, spesso, ci si dimentica che, social media o no, stiamo pur sempre scattando una foto (!).
Fare a meno di Photoshop in uno scatto di prodotto.
Lo dicevo all’inizio, può sembrare un’eresia o, quanto meno, un azzardo.
Ci ho provato e credo di esserci riuscito.
COME!?
- Pianificando lo scatto
- Usando la tecnica
Non dico che lo si possa fare sempre e con qualsiasi scatto di prodotto, ma a volte ci si provare.
Pianificare uno scatto di prodotto
Realizzare una fotografia di prodotto significa innanzitutto aver capito il prodotto e il brand dietro il prodotto.
Cioè:
- aver chiaro il posizionamento del brand sul mercato e all’interno del suo segmento di mercato
- così come aver chiaro il posizionamento del prodotto
- conoscere cosa fanno i concorrenti
- documentarsi su l’immagine del brand e del prodotto
- aver chiaro il messaggio che si vuol trasmettere attraverso lo scatto
Questi cinque punti sono fondamentali e non si possono assolutamente né dare per scontati, né ignorare, dopo di che si entra nella fase vera e propria di pianificazione dello scatto.
Pianificare uno scatto di prodotto significa, innanzitutto, AVERE LE IDEE CHIARE (!).
Non si può affrontare una sessione fotografica di prodotto in maniera casuale, a meno che non si voglia incappare in risultati grossolani, ottenuti soltanto dopo un’immane spreco di tempo.
Ecco come fare:
- Su carta o a computer, cominciamo a fare un elenco di possibili scatti, via via, eliminiamo quelli che ci convincono meno, fino ad individuare lo scatto da eseguire
- Una volta scelto lo scatto, elenchiamo tutto il materiale di cui avremo bisogno per allestire il set e procuriamocelo per tempo, in modo da poter verificare se realmente quello che nella nostra testa funzionava, funzioni anche nel mondo reale
- Facciamo anche un elenco dell’attrezzatura fotografica che ci servirà, più saremo accurati e meno tempo perderemo poi
- Montiamo il set, garantendoci del tempo per apportare eventuali modifiche
- Montiamo l’attrezzattura
- Scattiamo
Pianificando potremmo anche non aver bisogno di ricorrere successivamente a pesanti interventi di post-produzione (leggi Photoshop).
Un esempio pratico di fotografia di prodotto realizzata in macchina.

Questo scatto non ha avuto necessità di nessun intervento cruciale con Photoshop, se non i consueti aggiustamenti di base relativi a contrasto, colore e saturazione.
Come ho fatto per non dover ricorrere alla post-produzione?
Ho montato il set, sistemando su un tavolo una lastra di perspex bianca e sopra una vasca per pesci da 45 cm, riempita per poco più di metà altezza di acqua.
Ho montato la macchina su un cavalletto e collegato uno scatto remoto, poi ho piazzato un flash alla mia sinistra, pilotato in remoto.
Sono partito impiegando una sola luce: un flash diretto, posizionato sulla sinistra e inclinato dall’alto verso il basso a 45 gradi, per intenderci quello che si indica comunemente con 45°/45°.

Ho montato un 24-70 mm, impostando la focale a circa 40mm e disinserito l’autofocus.
Sulla macchina, ho poi impostato l’area di scatto 1:1, dal momento che le foto sarebbero servite4 per i canali social del marchio.
Lavorando già con il formato quadrat finale, non ho rischiato di cadere nell’errore di posizionare elementi che poi, nella versione finale, sarebbero potuti restare fuori dal crop.
A questo punto dovevo decidere i parametri di scatto e quindi, di conseguenza, regolare la potenza del flash.
Trattandosi di una fotografia di prodotto dovevo assolutamente considerare il fatto di ottenere innanzitutto il prodotto a fuoco e possibilmente il marchio visibile.
Mi servivano una profondità di campo abbastanza vasta, accoppiata ad un tempo piuttosto breve, questo mi avrebbe quanto meno garantito il prodotto a fuoco, per la visibilità del marchio, mi sarei dovuto affidare alla fortuna (!).
Il primo problema da risolvere era quello di forzare macchina e flash oltre il tempo synchro di 1/250″ e questo l’ho ottenuto impiegando il flash in hyper sync (o focal plan), una modalità avanzata che consente di scattare con tempi anche più rapidi dell’X-Sync.
Ho impostato 1/1000″. Un tempo così rapido uccide quasi tutta la luce ambiente presente e, considerando che avrei dovuto scattare con un’apertura di diaframma almeno di f11, non mi è restato che pompare gli ISO, abbandonando i fatici 100 ISO, paradiso dell’assenza di rumore, per approdare a 1250 ISO (per fortuna, la mia D850 risponde egregiamente anche a quei valori elevati di sensibilità).
A questo punto ho fatto qualche scatto test per trovare la giusta potenza del flash.
Dopo di che, si è trattato soltanto di capire come lasciar cadere il prodotto nell’acqua e quando scattare.
Lo scatto finale è arrivato dopo una mezzora di tentativi.
Non ho neppure dovuto tagliare l’immagine in Photoshop, mi è bastato semplicemente svilupparla in Camera Raw ed era già pronta.
Poi ho provato ad andare oltre, aggiungendo un secondo flash puntato sul fondo e gellato di blu per ottenere un paio di alternative al primo scatto.


Per i patiti dei numeri.



Morale della storia…
La morale è sempre quella… no, la famosa merendina qui non c’entra, c’entra invece la capacità di pianificare lo scatto nel dettaglio e la conoscenza della tecnica, ed è soprattutto quest’ultima che può aiutarci ad evitare ore ed ore di post-produzione, garantendoci già in macchina un prodotto finale più che accettabile, se non addirittura definitivo.
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